mercoledì 28 luglio 2010


L'onda non può dire di essere diversa dall'oceano
ma non può dire di essere l'oceano.

Entrare nell'Oceano Heavenletter #2724 Published on: Mag 10, 2008

God said:

Può darsi che voi pensiate che ci siano passi nella vita e che dobbiate ricordarvi quello che diceva una Heavenletter, seguire le Mie parole come delle istruzioni. Mentre leggete queste Lettere, i Miei pensieri entrano nel vostro DNA; o piuttosto, i Miei pensieri sono già nel vostro DNA e le Mie parole ne smuovono il ricordo. Il vostro DNA ruota continuamente. Il vostro DNA è come un promemoria che vi rammenta che non dovete ricordare. Ricordare significa attaccarsi, e voi dovete lasciar andare. Non avete bisogno di ricordare quello che Io dico. Ricorderò Io per voi.

Voi siete fatti a Mia immagine. Io non ho un corpo, tranne che in voi. Vi ho creati dal Mio cuore e dalla Mia anima e vi ho perpetuati in un corpo fisico che porta un'impressione di Me, un'immagine di Me. La Verità di voi non può essere offuscata, e tuttavia il vostro DNA fisico può essere offuscato, lo è stato, ma non è necessario che lo sia. Appoggiatevi alle Mie parole e il vostro DNA fisico, che è più spirituale di quanto possiate immaginare, si riporterà alla sua formazione originale. Districherà i nodi.

Non c'è nulla di sbagliato nel vostro DNA, è solo che i pensieri e le percezioni erronee l'hanno disallineato. Ogni pensiero che avete, implode nel vostro DNA e nel DNA degli altri. E i pensieri dei vostri antenati e i pensieri del mondo attuale vi vengono passati. Ma non ve ne preoccupate. Adesso tocca a voi prendervi la responsabilità del vostro DNA e del DNA di tutti quelli che vi seguiranno. Non c'è un'unica particella del mondo - passata, presente o futura - che voi non influenziate. Voi rafforzate e indebolite, a seconda della natura e della risonanza del vostro cuore.

Voi potete rimuovere malattie e guerre, e ogni cosa che non desiderate, dalla faccia della Terra. La malattia che un individuo ha, può essere di qualchedun altro, eppure l'individuo si è trovato in risonanza con essa e l'ha resa sua.

Quando il Cristo camminava sulla Terra in forma umana, egli rifletteva l'amore nel suo cuore e così guariva. Il riverbero del suo DNA, per così dire, faceva riverberare il DNA degli altri. La sua forza era talmente grande che egli non riverberava secondo la vibrazione di nessuno, eccetto la Mia, totalmente preservata nel suo cuore e riflesso nel suo DNA. Egli non aveva da fare altro che camminare sulla Terra ed essere l'Essere che era.

Tutto viene automaticamente trasmesso e ricevuto. A questo livello, non possono esserci malintesi. Ovunque vi troviate, per quanto bene possiate rappresentarvi in superficie, la vostra coscienza rivela se stessa.

Potete riportare il vostro DNA al suo legittimo stato, non con lo sforzo, bensì con la consapevolezza. E che cos'è la consapevolezza se non assumersi la responsabilità dell'Universo intero? L'Universo è fatto da voi, amati.

Prima di farvi prendere dai sensi di colpa, ricordatevi che quello che dovete fare è gettare via il mantello del passato, e ciò significa senso di colpa. Il vostro battesimo sarà quando vi lascerete il passato alle spalle e ne uscirete come il vostro Vero Sé, senza alcun attaccamento. La colpa non vi si addice. L'amore vi si addice.

E se non riuscite sempre a trovare l'amore nel vostro cuore, allora trattenetevi da ciò che è meno dell'amore. Anche se arrivano dei pensieri, non c'è bisogno che arrivino le parole. Siete responsabili per i vostri pensieri e le vostre parole. Lasciate tacere le parole sconsiderate. E quando avete dei pensieri di rabbia, fate un'immersione nell'Oceano del Mio amore.

Ritornate da Me, amati. Ritornate da Me. Venite da Me. Incassate il Mio amore per voi e il vostro amore per Me nel vostro cuore. Sentitelo. Sarà comunicato al vostro DNA.

Quello che vi sto suggerendo è che vi eleviate dal piccolo mondo in cui avete vissuto e assumiate il vostro legittimo ruolo come un leader dell'umanità. Anche se siete su un letto d'ospedale, voi potete essere un leader dell'umanità. Anche se siete in prigione, potete esserlo. Anche se siete il capo di uno stato, potete esserlo. Voi potete essere qualunque cosa scegliate di essere. Io propongo che scegliate, e così sarà, tutto dalla vostra immagine di voi stessi, il passato scartato, e voi che entrate nell'Oceano.

Vedere

Oh, ho capito ora cosa ti spaventa. Ho capito cos'è questa depressione.
Sai che sei alla frutta. O, per meglio dire, che non hai più scelta.
Non puoi più trastullarti con i giocattoli che ti circondano e dire: accidenti, non mi piacciono, questi giocattoli, devo tovarne di nuovi.
Non puoi più lamentarti per le occasioni mancate nella vita. Non puoi più dare la colpa al karma, al destino, alla sfiga, ai mostri, agli anatemi, agli stronzi, alla tua incapacità, alla tua vulnerabilità, alla tua pochezza.
Oh, chiaro che questo ti porta un malcontento iniziale, come una nausea o un mal di pancia.
Chiaro che questo ti stringe all'angolo, e da lì non si scappa, e la cosa non ti diverte e non ti piace nemmeno.
Chiaro come ancora una volta cerchi di uscirne dicendo che tu non sai nemmeno chi sei e dopo tutto questo tempo passato a fare cosa?, a cercare cosa?, e ancora niente allora vuol dire che hai vissuto come un vegetale.
Chiaro, estremamente chiara la paura che ti attanaglia ora che sei rimasto solo con te stesso.
Ora che sai che non esiste null'altro da raggiungere, da scavare, da conoscere, da guardare.
Ora che sai che nessun dio verrà a tirarti fuori da lì. Ora che sai che nemmeno le più fervide preghiere serviranno per farti cambiare il destino.
Perché non c'è destino da cambiare, ebbene non c'è nemmeno un destino.
Perché resti solo tu con le infinite varianti sulle quali vorrai ballare e che nessuno ti indicherà la scelta vincente, perché la scelta vincente non esiste.
Esisti solo tu.
Provi dolore, rimpianto, paura, delusione, abbattimento, sgomento.
Ma dopo, dopo che avrai rinnegato tutto il resto, e resterai solo tu nella landa più desolata che tu abbia mai conosciuto. Dopo tutto questo vedrai.
Non qualcosa di rivoluzionario. Non dio. Vedrai, e questo basta.

martedì 27 luglio 2010


Quanti insegnanti di Dio servono per salvare il mondo? Uno. Quanti uomini servono per portare pace al mondo? Uno.
Quando la porta è aperta si può entrare.
Chi apre la porta? Una punta di diamante, che non usa la sua durezza, ma la sua purezza. Il riflesso del diamante, la sua lucentezza, apre la porta.
E non lo fa per se stesso, ma perché la porta sia aperta.

Love


L'attaccamento all'amore
è l'attaccamento all'idea dell'amore.
E' ciò che rappresenta
quello a cui siete attaccati.
E ciò che rappresenta
è solo un'idea.

lunedì 26 luglio 2010

Morbidamente

Dolcemente, morbidamente.
Un attimo, del resto, è solo un attimo. Nel labirinto dei pensieri mal riposti. Tutto si consuma così velocemente eppure nemmeno il consumarci fa riflettere.
Vivere morbidamente, in questo sta la grazia.
Afferrare quel piccolo barlume di integrità che fa comprendere come tutti gli eventi sono piccoli bastoncini secchi gettati sul fuoco dell'importanza data alle cose. Tutto si consuma e non resta nulla di ciò che è stato penoso, se non quello che vogliamo trattenere.
Vivere morbidamente, lasciando che la grazia scivoli nelle piccole cose. Anche nel passo. Camminare morbidamente.
Fare ogni giorno un gesto, anche piccolo, per portare un poco più di bellezza, di grazia, anche nelle cose che ci circondano.
Guardare morbidamente. Lo sguardo si posa senza vedere su cose magnifiche. Eppure restano sconosciute.
La morbidezza della vita, la grazia delle cose. Questo solo può salvare chiunque.


Vincere l'impulso di dimostrare
la propria supremazia.
Quando si palesa irritazione
questo impulso è presente

Dramma

La molteplicità è l'illusione.
Il gioco. Regole del gioco.
Hmm, interessante, davvero.
Una delle regole è non ricordarsi.
Ma il dramma, quale compito svolge il dramma!
Vedo persone piegate, avvolte su se stesse, vivere nel dramma come unica soluzione alla loro vita. Se non avessero dramma se lo inventerebbero. Solo così si sentono vivi e hanno uno scopo. Strana parte davvero.
Anch'io ho vissuto nel dramma, per questo posso capire la differenza.
Quando se ne esce? Quando si decide che basta, troppo dramma, ora cambiamo scenario. Quando raggiunge il non sopportabile, si comprende che si può fare una scelta diversa. Bisogna dissociarsi dal dramma. Riconoscerlo per la scemenza che è: trappola.
A dire il vero posso capire la differenza di molte cose, perché ne ho vissute parecchie. Forse sarebbe più corretto dire che mi sono lasciata vivere da parecchie di loro. Perché è evidente che non siamo padroni di noi stessi, quando viviamo l'illusione.
Se non ci fosse dramma, se non si desse tutta questa grande importanza alle cose che accadono, mi chiedo, cosa succederebbe?
E' chiara la meraviglia dell'esito.
Bisogna tirare fuori la gente dal dramma.
Allora sì, potremo parlare di unità e dell'illusione della molteplicità.

sabato 24 luglio 2010

La Perla di Saggezza

La Perla di Saggezza è una tecnica che mi è tornata molto utile.
Voglio che compaia su questo blog. La riporto come mi è stata donata.

Quando ti trovi in una qualsiasi condizione che richieda un tuo tempestivo intervento oppure senti che il tuo equilibrio per qualsiasi ragione viene meno o ancora devi rispondere al tuo interlocutore in modo assolutamente appropriato utilizza la Tecnica della Perla di Saggezza.

L'immagine mentale è la seguente: sei abbigliato con un bel vestito. Il vestito che indossi è il tuo vestito, rappresenta l'immagine più alta che hai di te stesso. Ai tuoi piedi, sul lato destro, c'è una perla. Tu sai per certo che quella è la Perla di Saggezza e cogliendola con la tua mano destra avrai immediatamente la risposta più adeguata per il momento contingente.

Accade così: con l'immaginazione ti colleghi all'immagine di te, con il tuo vestito, che ti pieghi a raccogliere con le dita la Perla di Saggezza che si trova per terra alla tua destra.
Deve accadere tutto in pochi secondi. Nella mente pronunci "Perl
a di Saggezza", mentre ti pieghi a raccoglierla. E le parole arriveranno miracolosamente, o i pensieri più appropriati. Una grande calma si impadronirà di te, rendendoti saggio. E farai la cosa giusta, puoi contarci.

Tutto qui. Suona poca cosa? Coloro ai quali ho spiegato questa Tecnica e l'hanno utilizzata, mi hanno ringraziata perché sempre ha funzionato meravigliosamente.

Spero che quante più persone possibili possano trarne beneficio

Addizione

Di giorno in giorno in giorno leggo altri blog(s), aggiornamenti, canalizzazioni. E penso: ma quante parole. Quante parole per dire la stessa cosa. Unità.
Ritornando al discorso precedente.
Tutte le parti. Ma quali parti? Sono solo parole.
Davvero possiamo dire di sapere cosa è il nostro ego? Eppure ne parliamo come se fosse il nostro più acerrimo nemico. "Ho sbagliato. Non ho ancora sconfitto il mio ego"
"Sono in linea con il programma della mia anima" E' forse qualcosa di diverso da te?
"Quando avrò raggiunto l'illuminazione..."
Oh quante, quante parti ci dividono da noi stessi!
Conosciamo molte, davvero molte cose. A parole.
La verità è che non sappiamo di cosa stiamo parlando.
Non sappiamo cos'è l'ego.
Non sappiamo cos'è l'anima.
Non sappiamo cos'è l'illuminazione.
Lo possiamo dire, certo. Abbiamo letto talmente tante cose al riguardo che possiamo ripeterle come pappagalli ben ammaestrati. E il ripetere ci fa credere di essere quasi arrivati.
Non si può essere quasi arrivati. O lo si è o non lo si è affatto. Non si può essere quasi illuminati. E se non lo si è non si sa di cosa si sta parlando.
Ripetiamo parole dette da altri. E le facciamo nostre, magari anche con differenze di significato, ma le facciamo nostre.
E restiamo intrappolati, schiavi delle parole che ripetiamo senza conoscere.
Quando, mi chiedo sempre più spesso, quando saremo liberi.
Liberi di vivere. Liberi di sperimentare. Liberi di sapere di non sapere.
Semplifichiamo. Rendiamo più semplice del semplice ogni cosa. E ancora sarà troppo complicata.
Non c'è molto da scoprire. Vorrei dirlo a tutti.
Non c'è molto da scoprire. Anzi vorrei dire che non c'è proprio niente da scoprire.
Non c'è da ricercare la speranza. Non c'è da ricercare la fede, parola che pesa sulle spalle di ogni uomo come il più grande dei macigni. Nessuno avrà mai fede. Mai. Mai.
Ma perché ci hanno insegnato questa cazzata della fede? Come si può punire per la mancanza di fede?
E' così intimo e strettamente personale il rapporto che esiste fra ogni singolo individuo e la sua interiorità.
Quando qualcuno urlerà ai quattro venti del mondo che non c'è nulla da scoprire?
Abbiamo costruito le nostre stesse gabbie, nelle quali ci siamo rinchiusi per millenni.
Il trucco è che le gabbie sono aperte e non c'è lucchetto alle porte.
Non c'è nulla da scoprire.
Non c'è nulla di cui parlare.
Leggevo la fine di un libro. Lei sta morendo e vede una gran luce. E nella luce altre cose indistinte, la molteplicità che diventa unità e nell'uno vede dio.
Bello. Di effetto. Chiaro, il discorso. Ma le stesse parole avrebbero potuto essere usate da milioni di persone che si sono informate al riguardo, senza sapere di cosa si sta davvero parlando.
Perché quando si sa non se ne parla. Cosa si può mai dire di una simile esperienza? L'uno diventa dio. Ecco, l'ho detto. Cambiato qualcosa?
No. Perché non c'è nulla da cambiare. Perché non c'è nulla da dire.
Sommiamo tutte le nostre parti.
Sommatele tutti, per favore.
Aggiungete, aggiungete. Aggiungete l'ego ai corpi sottili, l'anima alla mente, poi aggiungete gli uni agli altri, aggiungete il sé, aggiungete i vostri difetti le speranze i sogni le ferite i dolori gli errori.
Aggiungete quanto più potete, tutto ciò che avete.
E non ci sarà altro di cui parlare.


giovedì 22 luglio 2010


Vedendo e credendo solo nell'irrealtà,
ci si convince della sua unica realtà.

Parti? Quali parti?

Quanti me conosco?
Intendo, quante parti di me sono in me? Mi spiego meglio: quali sono le parti di me che servono davvero?
Insomma, bisogna fare un po' di chiarezza, accidenti.
Lasciando perdere le parole che vengono utilizzate per indicare la stessa cosa, parole che suonano differenti tra loro, che so, dio c'è chi lo indica come sé superiore, per alcuni il sé superiore è il cristo, per altri dire cristo interiore e dio è la stessa cosa, terza e quarta dimensione, ormai, pfu, le abbiamo superate, ora viviamo nella quinta, diciamo il livello più basso della quinta ma alcuni si trovano già al livello più basso della sesta, anche se ci sono persone in incognito che in realtà vivono anche sulla ottava e più su, ma quelle mica sono di qua, però bisogna tener presente che noi viviamo su ben ventiquattro dimensioni contemporaneamente, anche se non ne abbiamo consapevolezza ovviamente (come potremmo?) per cui magari qui sono sfigato ma è solo perché sto riequilibrando l'altra dimensione in cui sto vivendo come "quella gran culo di Cenerentola" anche se non ne ho assolutamente nessuna consapevolezza perché, a causa del mio karma-della mia unica iniziazione-della poca apertura dei miei ciacra (!!)-del mio ego, non posso essere cosciente della mia altra vita da fortunello.
E poi c'è da considerare molte altre cose, mica è così semplice.
Devo annientare il mio ego. Accidenti non riesco a farlo bene, un po' mi dispiace poveretto, annientarlo, abbiamo vissuto insieme così a lungo, siamo stati buoni compagni. Come uccidere il tuo cane. A proposito: ma il mio ego non sono io? Non è esso forse una parte di me? Forse quella parte che dovrei detestare, ma non ci riesco. Sarà la mancanza di illuminazione.
Devo assoggettare la mente inferiore alla mente superiore. Quella sì che è illuminata, mentre la poveretta inferiore mi porta sempre su strade che conducono alla perdizione. Perdo tempo insomma, quindi devo annientare pure lei e non ci penso più. Be', intanto devo capire bene dove si trova. Tapina, sarà ben per quello che strepita tanto. A volte ho persino la sensazione che sia io stessa a strepitare, invece è lei, la mente inferiore che non mi appartiene. O sì?
Devo raggiungere il mio sé superiore, che è ben oltre la mia anima. E' la scintilla divina che mi fa diventare dio. Cosa per altro che conosco pochissimo, se non per nulla. Anzi, forse a ben pensarci non sono nemmeno giunta alla mia anima. Altrimenti avrei sicuramente qualche lieto annuncio che me lo farebbe capire.
Devo focalizzarmi sul sé superiore e nient'altro, che si dichiara con la lettera maiuscola, Sè Superiore, per ben distinguerlo dal sé inferiore il quale, essendo appunto inferiore, non ha nessuna lettera maiuscola perché non se la merita. Forse è un po' meschino, non ho ben capito, comunque non devo proprio tenerne conto di quello lì minuscolo altrimenti vado in confusione.
Quindi io sono tutte queste cose che devo annientare e superare, purificare, prima di arrivare...
Già, dove voglio arrivare?
Il mio ego non sono io? La mia mente inferiore non è parte di me? Ma poi, esiste davvero la mente inferiore? Il mio Sé che devo raggiungere, vivere, sperimentare, non è esso stesso già una parte di me?
Cosa devo togliere? Siamo sicuri che devo togliere?
Oh certo. Togliere, annientare, vincere, raggiungere, per vivere nell'unità.
Che poi, a quel punto, si chiama unità ben per qualcosa. Non esiste più altro.
E poi, soprattutto, soprattutto, devo ricordarmi di essere equilibrata e non giudicare. Mai giudicare, mai condannare. Questo è proprio un punto essenziale, altrimenti salta tutto il programma.
Proprio non capisco come mai così poche persone al mondo raggiungono l'illuminazione, accidenti, io mi sento così sulla buona strada.

mercoledì 21 luglio 2010

Un sogno

Io ho un sogno.
Quello di svegliarmi un giorno e scoprire che sui giornali di tutto il mondo compaiono titoloni: "Straordinaria scoperta! L'amore non esiste!", "Scienziati di tutto il mondo confermano: l'amore era una bufala", "Amore, migliaia di anni bugiardi", e via di seguito.
Pensa. La gente sarebbe sgomenta. Finalmente per un lungo attimo, forse circa mezza giornata, nessuno parlerebbe. Poi comincerebbero a cercare le prove che quello che hanno letto sia fondato.
Eh sì, l'amore non esiste davvero. Nessun tipo di amore, ne siamo certi. Purtroppo c'è stata una frode mondiale. Siamo spiacenti, ma l'amore non esiste, davvero.
E, sempre nel mio sogno, vedo le persone che iniziano a sorridere. Che sollievo! Pensa, posso finalmente rilassarmi! Sai, mi sforzavo tanto, ma per quanto provassi non riuscivo mai a sentirmi a un buon livello d'amore. Figurati che ero arrivato addirittura a credere che sarei finito all'inferno, perché proprio non riuscivo a provare amore per tutti e tutto. Ecco perché, sfido, non esiste! Quindi ora mi riposo, dopo tutto questo sforzo che mi ha portato sull'orlo della depressione. Mi pareva sempre che gli altri sapessero amare più di me. E poi ovunque dicevano che bisogna amare, amare, che solo l'amore vale, sai le solite cose. Fiu, che sollievo. Ora posso davvero iniziare a vivere.
E, sempre nel mio sogno, le persone incontrandosi per strada si salutano affabilmente, perché sono libere dal dimostrare di essere amorevoli, possono essere semplicemente se stesse.
La felicità della libertà dal giudizio creerebbe persone migliori.
E, senza essere visto né riconosciuto, l'amore nascerebbe davvero.

martedì 20 luglio 2010


Oh, ma questo tempo è davvero così ansioso!
Ansioso di farsi notare, vuole pavoneggiarsi, il tempo. Come a dimostrare che senza di lui noi non valiamo un granché.
Pare, il tempo, che scorra veloce.
Quale inganno! Tutto, tutto questo tempo passato a ingannarci!
Non ci accorgiamo, con gli occhi fissi sulla strada, che siamo noi a correre veloci.
Noi corriamo incontro al tempo. Meglio: noi corriamo, il tempo è lì, fermo da sempre.
In questo forse esiste il punto di sintesi tra "il tempo non esiste" e: "non diciamo cazzate, guarda come corre!".
L'eternità è il tempo che abbiamo a disposizione. Questo è l'unico tempo reale.
Noi, noi corriamo nel nostro futuro, cercando di acquistare tempo.
Siamo noi a correre e ad incontrare il tempo, fatto di brevissimi attimi uno di seguito all'altro, come tante immagini di una pellicola. Questo è il tempo, un attimo dopo l'altro, attimi che cogliamo velocemente mentre corriamo. E pensiamo che sia lui, il tempo, a passare.
Anche qui, anche questa volta, non ci vediamo creatori ma vittime.
Corriamo nell'eternità e la chiamiamo tempo.
Quindi il tempo non proviene dal passato, ma ci arriva dal futuro, diventando presente. Del resto è anche logico. Altrimenti come potremmo vivere una vita fatta di passato? Sarebbe una vita senza vita.
Dal futuro lo incontriamo e lo rendiamo vivo grazie al nostro vivere.
E non ne siamo consapevoli, pensiamo di non saper manovrare nulla e forse è proprio così.
Del resto, se io andassi per le strade dicendo che il tempo arriva dal futuro cosa direbbero di me? Posso sperare in qualche tipo di comprensione?
E' per questo che siamo vivi.
Ci muoviamo nell'eternità, dicono, quindi siamo sempre alla ricerca di una qualche consapevolezza su questa benedetta eternità e ci sentiamo sempre avvolti dall'ignoranza. Certo che non la troviamo: la stiamo già vivendo, solo che l'abbiamo sempre chiamata con un altro nome. E questa è l'unica differenza.

venerdì 9 luglio 2010

Mi siedo lì e scrivo

Decidiamo: o scriviamo delle scemenze della vita o scriviamo della vita. Sono due cose ben distinte che portano a due risultati differenti.
Le conseguenze di ciascuna scelta hanno risultati differenti. A volte non piace ciò che accade, ma raramente si pensa alle scelte che hanno portato a questo.
Scorre, e ciò che appare importante ora, opprimente, disarmante, non ha alcun senso.
Obbligo di viverlo? Nessuno.
Accettazione? Nessun obbligo.
Si può non accettare senza modificare la situazione esterna.
Allora in questo caso si dice "fluire". Ogni parola ha il proprio significato.
Ma ogni parola può avere significati differenti. Comprendi.
Non accettare (cioè non diventare parte) senza per questo voler modificare ciò che esiste.
Fluire.
La NON
accettazione è un motto interiore.
Qualunque battaglia intrapresa in questo senso porta a una disfatta.
In questo senso si può ancora dire che NON esiste
mancanza d'amore.
Mai è stato chiesto di accettare le ingiustizie. Mai è stato considerato
indispensabile sottomettersi alle ingiustizie.
Questo non è andare contro il fluire.
Non accettare ingiustizie può significare non pretendere di modificarle.
Comportamento alquanto complicato per l'umanità che vede le due cose ben distinte.
In realtà i due opposti sono parti integranti di un'unica cosa.
Ah,
comportamento. Comportamento corretto.
NESSUNO.
Il
comportamento scaturisce dall'interiorità.
Se l'impulso parte da emozioni non scorrette, il
comportamento sarà quello corretto.
Interiorità. E' lì che avvengono i reali cambiamenti. Quelli che modificano anche la concretezza degli eventi.
E tutto parte dall'illusione. Illusione della realtà di giochi di luce.
Il pensiero si fissa su queste illusioni, potente com'è, rendendole
fintamente reali.
Tanto da escludere ogni altra visione.
Vedendo e credendo solo nell'irrealtà, ci si convince della sua unica realtà.

IO STO SOLO GIOCANDO CON ME STESSO.
Vivo in molte dimensioni. A volte cerco di razionalizzare e di dare una spiegazione, trovare un modo per spiegare a me stessa.
Non ci riesco mai. Lo posso fare e basta.
Mi sono chiesta se per caso fosse immaginazione. No, non lo è.
Prima riuscivo ad essere solo in due posti, qui e altrove. Adesso sono tre.
Posso navigare nello spazio-tempo, guardarmi indietro, modificare una situazione e quindi avere nuovi sviluppi in questa, dove il mio corpo sta.
Capita sempre più spesso che mi chiedo quale sia quella davvero "viva". Quando mi trasferisco dove sono altre persone per sostenerle e poi riapro gli occhi è come se ci fosse stupore a trovarmi qui, la totale e illuminante comprensione che qui, dove sta il corpo, non è quella vera, di dimensione. Cosa ci faccio qui?, sarebbe la domanda appropriata, come se il fluttuare nelle dimensioni fosse diventata la normalità.


giovedì 8 luglio 2010

"Non dire"


Quando non ci sono più parole, cosa resta?
Resta quello che c'è da dire senza parole.
E cosa si può dire senza parole?
Dire ha un significato limitato. Dire è semplicemente aprire la bocca ed emettere suoni, i soliti nei soliti idiomi, attraverso i quali gli uomini comprendono quello che si dice, ma non si comprendono, gli uomini. Ascoltano le parole, dicono, e poi se ne vanno, lasciandole lì, le parole, come se fossero pozzanghere da scavalcare per non rovinarsi le scarpe nuove.
Gli uomini non si comprendono e dunque dicono.
Dire rientra nelle sollecitazioni del mondo. Non dici nulla, non parli mai, c'è qualcosa che non va che sei così silenzioso?
Risposta: no, vedi, sto benissimo, è che ascolto talmente tante scemenze che ora ho proprio voglia di sentire qualcosa di sensato. Soprattutto ho l'impellente necessità di non sparare cazzate tanto per reggere il gioco.
Le parole non dette sono quelle che hanno maggior peso, me ne sono accorta già da tempo.
E' facile stanare il "non detto" se si presta un po' di attenzione. Ma non ai segnali del corpo o all'intonazione o roba simile.
Il "non detto" aleggia nell'aria e diventa palpabile, diventa l'unica cosa detta, a discapito delle parole pronunciate.
Oh certo, è capitato a tutti di avere uno scambio verbale, anche breve, con qualcuno e sentire quel certo non so che, che avverte che c'era qualcosa nell'aria e ce lo siamo lasciati sfuggire. O la meravigliosa sensazione di benessere in altre circostanze. O la sensazione tagliente, come di una scure ben affilata in altre.
Si possono dire molte cose con il "non detto", bisogna prestarci attenzione.
Perché sono quelle le parole vere, quelle nascoste, sono quelle non dette a dire la verità.
E, ancora una volta, entriamo nel silenzio per ascoltare le parole non pronunciate, ma dette con tanta veemenza che sono le uniche cose che ci portiamo a casa e che condizioneranno tutti i nostri comportamenti con le persone che "non dicono".



mercoledì 7 luglio 2010

Lasciar andare

A volte le cose paiono non finire. Si è in una situazione e si cerca con tutte le forze di uscirne. Ma anche se si è disposti a fare di tutto, pare che nulla ci possa portare più vicini alla conclusione di ciò che reputiamo una situazione spiacevole. Così chiedevo spiegazioni alla mia voce interiore, cercando il modo corretto. Perché c'è sempre un modo corretto. Ognuno ha il proprio, nella vita non esiste il modo corretto per tutti.
Ogni volta pare di non aver fatto abbastanza. E poi c'è sempre quella stupida cosetta che ci sussurra lamentosamente che non siamo abbastanza degni per venirne fuori.
"Lascia andare", mi dice la mia voce. Lascia andare? Io ci provo, ma cosa significa "lasciare andare"? Se è vero che ogni cosa parte dall'interiorità, è pur vero che in qualche modo bisogna fare.
"Lascia andare. Prima mi dai ogni cosa, poi la riprendi, poi me la ridai.
1) Pensi che mi dimentico o che non so gestire le tue cose?
2) Sai quanta energia sprechi?
E' una forma di lotta anche questa. Ma io non ingaggio lotte. Quando mi dai, prendo. Quando riprendi, lascio. E' certo però che in questo modo nessuna cosa può portare compimento di se stessa.
Mi sembra chiara la dinamica, vero?
Quindi ogni cosa dipende da quanto tu lasci andare.
Il che significa lasciar andare il significato che la cosa stessa ha rivestito per te.
Hai lasciato andare quando la questione smette gli abiti di qualunque significato abbia avuto per te finora."
Lasciar andare non significa eliminare la questione o la situazione in cui il lasciar andare è coinvolto.
Significa eliminare dalla mente il significato emotivo che la situazione ha rivestito per me. Quindi nessuna carica emotiva, nessun attaccamento. Neutralità, non coinvolgimento.
Questo vuol dire che ci portiamo dietro ( o avanti) in realtà non il RICORDO DEGLI EVENTI, bensì le EMOZIONI legate agli eventi!
L'attaccamento non è mai nei confronti degli eventi o delle cose. Ma solo nei confronti dei pensieri, di ciò che la mente ci dice sia il significato degli eventi/cose.
Ogni evento/cosa viene caricato da + o - dalla dinamo della nostra mente. E questo diventa il nostro attaccamento. Quindi il lasciar andare va a braccetto con "nessun giudizio", che si potrebbe tradurre con "nessuna carica".
Mi sento un po' idiota. Quante volte ho letto queste parole e quante volte le ho dette? Ma mai è stato così chiaro, assimilato.
"Non occorre superare gli ostacoli, basta ridurne l'importanza." (V. Zeland)

Era così semplice.

Solo di due cose sono certo. Dell'infinità dell'Universo e della stupidità umana.
Ma nutro seri dubbi sulla prima.

Verità


L'essere umano, in generale, cerca la verità assoluta.
Questo è ciò che lo blocca dal trovare la sua verità.
In ogni situazione ci si affida al giudizio esterno. Meglio ancora dire che il giudizio esterno ha un peso fondamentale. Potremmo definire questo giudizio come la somma delle molte cose che abbiamo incontrato nella vita e che hanno fortemente influenzato la nostra realtà. Evitiamo appositamente di dare difinizioni tipo subconscio, anima, memoria cellulare e quant'altro, poiché le parole hanno barriere che ci limitano nella comprensione di concetti.
Vogliamo fare una cosa, dobbiamo prendere una decisione, qualcuno ci dà addosso, ci troviamo coinvolti nelle preoccupazioni, pensiamo che dovremmo agire, e via dicendo.
In ogni situazione "sentiamo" che dovremmo fare qualcosa di diverso rispetto a ciò che stiamo facendo.
In ogni circostanza "avvertiamo" che ha una grossa importanza fare "la cosa giusta".
Dunque vogliamo avvicinarci il più possibile alla GIUSTA azione. Cerchiamo la verità assoluta.
Qualcuno ci dà noie nella vita? Vogliamo sapere chi ha ragione, se noi o l'altro.
Ogni volta che qualcosa non va come vorremmo, pensiamo che così è perché non abbiamo trovato il punto in cui giace la verità assoluta.
Siamo convinti che ci sia da qualche parte l'assoluta verità, quella alla quale si può attingere per non sbagliare mai, quella che ci porta sulla retta via, quella verità che ancora non abbiamo afferrato e per questo la nostra vita è così.
Se solo riuscissimo a trovare questo punto, dove la verità assoluta giace, potremmo fare qualsiasi cosa senza sbagliare mai e senza pertanto raccogliere i giudizi degli altri spesso contrastanti. Saremmo felici.
E' un punto questo, pensiamo, che una volta raggiunto renderà manifesto al mondo il fatto che siamo e pertanto nessuno potrà essere in disaccordo con noi.
Il punto di verità assoluta ha la caratteristica di portare la pace in noi e nel mondo, un punto nel quale nessuno potrebbe essere contrario alle idee di un altro.
Ma ecco.
La verità assoluta non esiste.
Non esiste un simile punto in tutto il cosmo o il creato vasto creato.
Non esiste semplicemete perché non serve.
Ci siamo sforzati fino ad ora e ci siamo sentiti inadeguati fino ad ora e abbiamo dato potere alle convinzioni degli altri nei nostri confrotni fino ad ora...per il nulla.
Per questo non abbiamo trovato la pace in noi stessi, per questo non siamo capaci di prendere la più piccola decisione senza porci mille e mille domande sulla sua giustezza, per questo siamo rimasti congelati.
Non osiamo fare un passo nella paura di sbagliare, perché ci sentiamo sempre molto distanti dal punto di Verità Assoluta che andiamo cercando.
Non esiste.
Iniziamo a comprendere, assorbire in ogni cellula questa consapevolezza. Smettiamo di cercare quello che non esiste.
Se proprio abbiamo bisogno di un punto dal quale partire partiamo da qui.
Il punto di verità assoluta non esiste, né potremmo mai crearlo, poiché non possiamo creare qualcosa che non esiste, seppure ancora in potenziale.
Questa è la nostra libertà. Portare in manifestazione.
Nessun errore nella creazione.
L'errore è nostro nel credere che non l'abbiamo ancora raggiunto.
Questa è Espiazione, Perfetto Perdono. Ci muoviamo nella verità assoluta e non esiste peccato in questo. Qualsiasi scelta o manifestazione è ciò che è perfettamente in linea con la creazione.
Nessuna scelta sbagliata, nessuna azione inopportuna.
Siamo già tutto ciò che potremmo essere.

martedì 6 luglio 2010

C'è un tempo passato, c'è un tempo futuro. La linea del tempo sembra srotolarsi in una successione di attimi legati indissolubilmente tra loro. C'è il passato e il futuro, nella mente, ma non esiste ciò che è.
Adesso. Adesso non è una definizione di tempo, poiché "adesso", quando viene pronunciato, presuppone "che ancora non si sta compiendo".
Se si dice "adesso sto facendo..." significa che non si è nell'adesso, altrimenti sarebbe impossibile parlarne.
Questo "adesso" crea problemi di comprensione, è difficile definirlo, afferrarlo. E' sfuggente, mancano le parole, quasi non si riesce nemmeno a pensarlo, l' "adesso".
Solo perché "adesso" non è un momento nel tempo e nemmeno nello spazio. Sfugge a qualsiasi tentativo di razionalizzarlo, tanto meno di definirlo. La mente non riesce ad afferrarlo.
Perché "adesso" è un punto di energia. E' esattamente così come è. Non si può afferrare né trattenere. Ogni sforzo risulta vano e quanto più lo si rincorre, tanto più ci si allontana.
Non si deve comprendere, non c'è nulla che debba essere compreso.
Non va nemmeno vissuto. Non si può dire: "Devo vivere nell' adesso".
Ci si fa cullare, ci si adagia come su un soffice cuscino.
E "adesso" prorompe.

Come delle acque il rumore giunge all'anima così le mie parole raggiungono ognuno di voi.
Il mio cuore tocca il vostro le mie ali sfiorano le vostre.
Per questo noi viviamo per aiutarci e non solo noi ma chiunque.
Chiunque è colui che aiutiamo.
Perché chiunque è il nostro Sacro Sé.

lunedì 5 luglio 2010

Il fragore del silenzio

Sento una voce, mi pare.
E' simile al fragore e più sottile della brezza.
E' questa la voce alla quale cedere? Ma è silenziosa.
Le cose fatte una volta dovrebbero bastare. La ripetizione sovente annienta ogni effetto benefico.
Lasciare che il silenzio fragoroso pulisca il cuore senza cercare parole per descriverlo, o resta svilito.
Ogni cosa detta è assorbita e non serve ritornarci sopra.
Oltre c'è altro. Tutto ha il suo posto, del resto.
Passeggiare senza curarsi del tempo, ascoltando il fragore del silenzio.