lunedì 13 settembre 2010

Scoperta

Tutti, proprio tutti i problemi del mondo, nel senso di razza umana, hanno una medesima radice: l'odio di se stessi. Ognuno di noi, alla fine della sua pattumiera, odia se stesso. Accetto e amo me stesso come sono è irraggiungibile. Possono esserci vari motivi scatenanti, non sono arrivata fin lì perché anche non me ne importa molto, ma credo che risalga all'atto della creazione primordiale e all'individualizzazione delle parti di dio rese manifeste. Non so.
Comunque questo odio per se stessi è quello che impedisce tutto il processo di una vita gioiosa. Che poi c'è un'altra riflessione da fare: essendo tutti Uno e nessuno parte a se stante, significa che odiamo l'Uno che noi siamo, poiché nello spirito si riflette quello che viene vissuto dalla falsa individualizzazione. E' grottesco. O forse odiamo noi stessi perché la separazione cioè frammentazione dell'Uno è stata dolorosa e qualcosa ci spinge a credere di esserne i fautori determinanti.
Ma qui si apre un'altra finestra. Poiché nello spirito si riflette quello che viene vissuto dalla falsa individualizzazione, e ciò per il senso di esperire anche se lo spirito rimane immobile nello stato di Essere, ne consegue che non si può ricongiungersi con il proprio spirito finché non si SENTE di essere illuminati.
Scoperta drammaticamente illuminante.
Lo spirito permane nello stato di Essere, che in quanto tale è immutabile, senza alcuna mancanza, perfetto; ma è solo l'esperienza dell'illuminazione (qui così definita per chiarezza) a livello di incarnazione umana che può rendere lo spirito consapevolmente illuminato. Lo spirito è illuminato di per sé, ma non consapevole di esserlo. Infatti, nella sua totale perfezione, per sapere di essere illuminato dovrebbe fare la conoscenza dell'opposto dell'illuminazione.
Quindi, signori, ecco quale potrebbe essere lo scopo della nostra vita: rendere lo spirito meravigliosamente consapevole della propria perfezione.
Ecco perché la mancanza di giudizio, ecco perché la mancanza di peccato. Crolla la teoria del castigo e ricerca di qualunque obiettivo.
Questo riporta al punto a), odio di se stessi. In alcune filosofie esoteriche viene indicato, come punto finale che ostacola l'accesso all'illuminazione, il Guardiano della Soglia.
Ma chi, deducendo da quanto sopra, può essere il Guardiano della Soglia? Siamo noi stessi, il nostro personale Guardiano della Soglia, nulla di esterno. Odiare se stessi è la cosa più paurosa dell'intero creato. Odiare se stessi scatena una cascata di eventi derivanti. L'odio per noi stessi è il nostro Guardiano della Soglia.
Combatterlo? Nemmeno per idea. Ignorarlo? Non è il caso, bisogna passare quella porta. Accettarlo? Creerebbe comunque lotta, poiché l'accettazione è un movimento mentale e dunque senza effetti.
Integrarlo. Assorbirlo, diventare lui, farlo diventare noi, poiché lui è quella mirabile parte di noi che non ci farà passare finché non ameremo noi stessi. Può far paura finché non capiamo che è lì solo per proteggerci da disastrose decisioni prese con la violenza.
Per passare quella porta dobbiamo aver smesso di odiare noi stessi nella più alta comprensione della creazione.

Nessun commento:

Posta un commento