Ultimamente non ricordo. Non ricordo più, semplicemente. Non è nemmeno una questione di che cosa, non c'è.
Be', è sorprendente. Non me ne frega niente.
Al posto di tutto esiste solo un chissenefrega cosmico.
Mi sono dimenticata cose importanti (quali sono, poi, le cose importanti)?
Non mi ricordo più le strade, una così provetta guidatrice come me con migliaia di chilometri sulle spalle. Non ricordo che è ora di preparare il pasto per la ciurma affamata. Non ricordo...bollette? Quali bollette?
Ah, libertà. Sono serena. Ho faccende in sospeso che ho considerato serie, serissime, fino a qualche mese fa. Faccende in sospeso? Io?
Non c'è. Qualcosa, sì, quel poco che basta a mandare avanti la baracca. Ma mi ci devo impegnare.
Non ricordo.
E nell'assenza del ricordo di qualsiasi cosa che fosse anche solo di ieri ho capito.
Enlightment! E' la memoria che ci frega.
La memoria organizza gli eventi del passato rendendoli reali anche nel presente, ripercorrendo tutta la sequenza di emozioni che ci hanno fatto soffrire, patire, che ci hanno soggiogati.
La memoria ci impedisce di vedere le cose in modo differente, nuovo.
La memoria è la nostra prigione. Anche la memoria degli eventi positivi, o così definiti dalla memoria stessa, è una prigione.
Quale regalo ho ricevuto. L'annientamento della sofferenza. Anche della gioia, intesa come polarità opposta della sofferenza.
Da cosa dipende? Non lo so, da molte cose insieme suppongo, come tutto. Molte cose che non ricordo nemmeno più.
Perché la verità è che guardando avanti non vedo nulla. Ma so che c'è, per sempre.
Non vivo ancora il "per sempre", no, ma ora posso sentire che c'è.
Con certezza posso dire che io, io, non esisto. Non esisto per nulla. Io sono tutti.
E posso essere in ogni luogo.
Mi è capitato di sentire il profumo secco e aspro di alcune brughiere dell'america centrale, la sensazione di umidità degli schizzi dell'oceano, il vuoto sotto di me mentre plano sulle correnti d'aria ascensionale sopra le scogliere.
Posso. Perché il nostro spirito è ovunque e in ogni cosa. La nostra vera identità non è astratta, spirituale, o quant'altro. Noi siamo in ogni cosa e ogni cosa è in noi. Poiché ogni cosa è la stessa cosa.
E non c'è dissoluzione di coscienza. C'è coscienza di ogni cosa. Che è un po' come dire: mi trovo qui seduta a scrivere. Sono consapevole di essere qui seduta.
Il trucco non credo che sia un percorso particolare. Credo che sia osare. Osare crederci.
Perché, in effetti, per come siamo abituati noi, crederci è davvero osare, molto.
Si riduce tutto di nuovo a semplicità.
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